Cos’è camminata veloce
La camminata veloce o, per meglio dire, la camminata sportiva è un’attività essenzialmente aerobica sempre più diffusa, non soltanto in Italia. Dopo il boom del jogging e del running, della corsa, insomma, per problemi a schiena o ginocchia o per perdita di massa magra, sempre più persone si stanno convertendo alla camminata veloce, superando il pregiudizio che si tratti di una semplice passeggiata, che non riesca a tonificare i muscoli o far perdere grasso: come vedremo, nulla di più falso! Data l’assenza di agonismo in senso stretto, va associata alle altre attività fitness o wellness, vale a dire rispettivamente per la forma e il benessere.
Seppure non uno sport in senso stretto, dunque, può essere considerata a pieno titolo come una disciplina sportiva, dotata di una tecnica ben precisa e degli obiettivi altrettanto chiari sebbene individuali: dal semplice benessere psicofisico a obiettivi di salute definiti (come perdita di grasso, tonificazione muscolare, miglioramento cardiovascolare, eliminazione dello stress, regolazione della glicemia ecc) fino a finalità sportive in senso stretto (ad esempio preparazione a gare). La velocità, a seconda dei casi, può variare da 5 a un massimo di 10 km/h.
A questo punto occorre fare una distinzione tra camminata veloce dalla camminata sportiva. Spesso vengono usate come sinonimi: sono tanti, per esempio, i medici, fisiatri, diabetologi, nutrizionisti che suggeriscono di praticare “camminata veloce”. In realtà il primo nome è molto generico e indica il semplice camminare velocemente. Non è raro incontrare nei parchi persone che si improvvisano in questa attività, ma è altrettanto comune vederle marciare rigidamente, con spalle e bacino bloccati, o osservare altri errori tecnici. Errori tecnici che, col tempo, possono portare più danni che benefici!
Per fare questa attività non basta andare veloce, non ci si può improvvisare: come per ogni disciplina servono degli obiettivi e soprattutto una tecnica, che normalmente può essere appresa rivolgendosi a un istruttore qualificato. Per distinguere dunque il semplice camminare veloce (camminata veloce) dalla disciplina vera e propria si è coniato un termine più specifico, appunto camminata sportiva.
Capiterà al lettore di trovare in queste pagine il termine camminata veloce usato anche in un altro senso, come termine contenitore, che raggruppa tutte quelle discipline del cammino che hanno come comune denominatore camminata e velocità di esecuzione, ovvero il nordic walking, il nordic hiking e, naturalmente, la camminata sportiva. In questi casi sembrerà quasi che i due termini siano usati come sinonimi.
Benché spesso venga praticata come attività propedeutica alla corsa, la camminata sportiva è una disciplina sportiva autonoma, riconosciuta dal Coni seppur col nome di fit walking, fondata dai fratelli Damilano. Maurizio e Giorgio Damilano, provenienti dal mondo della marcia, hanno senz’altro il grande merito di aver dotato la camminata veloce di una vera e propria tecnica, dandole così la giusta dignità e autonomia anche in Italia, al pari di ogni altra disciplina sportiva.
Come la corsa, anche la camminata sportiva può essere praticata su tapis roulant come pure all’esterno, preferibilmente nella natura. Potremmo definirla una camminata a ritmo sostenuto e costante in cui, a differenza della corsa, non si perde il contatto col terreno e si determina un’accelerazione del ritmo cardiaco (che garantisce tra le altre cose il dimagrimento) ma senza il cosiddetto fiatone (che è spesso indice della contemporanea perdita di massa muscolare). Su questo argomento entreremo in modo più specifico parlando di soglia di frequenza cardiaca massima. Tuttavia, per comprendere cosa sia la camminata veloce, forse ci è più facile definire cosa non sia.
Non è una passeggiata
Già, benché facile non è una passeggiata. In tutti i sensi. Si va a fare una passeggiata per svago, non certamente per perdere peso, tonificare la muscolatura, migliorare i problemi di schiena, sciogliere le articolazioni, allargare i polmoni, regolarizzare la pressione sanguigna e la glicemia: possono esserne delle conseguenze ma non ne sono l’obiettivo. Ecco, la differenza essenziale sta proprio nell’obiettivo: nel caso della passeggiata è meramente ricreativo mentre in quello della camminata sportiva è appunto sportivo o salutistico.
Da qui deriva un’altra differenza: la passeggiata di solito si va a fare quando se ne ha voglia, una volta ogni tanto, mentre la camminata sportiva in genere si programma: si fa normalmente un piano di allenamento, un calendario vero e proprio, con degli obiettivi specifici anche per la singola performance, che possono riguardare la velocità da mantenere o la durata o i chilometri da percorrere.
L’altra differenza sta invece propriamente nell’aspetto tecnico: il passeggiare lo si fa in maniera naturale, come viene spontaneo, ognuno a modo proprio. In questo caso, invece, c’è una vera e propria tecnica: per nulla difficile e anch’essa piuttosto naturale, ma pur sempre una tecnica. E c’è anche una certa velocità da mantenere. Anche come conseguenza della giusta tecnica, cambia l’andatura: per quanto possiamo avere una falcata ampia, passeggiando non potremo spingerci mai oltre i 5 km/h, mentre la camminata sportiva, come abbiamo visto, può arrivare fino ai 10.
Quando si soffre di una eccessiva obesità, problemi gravi alle articolazioni o al sistema cardiovascolare o si è particolarmente anziani e magari si proviene da anni di grande sedentarietà, la passeggiata può essere comunque un buon inizio per prepararsi alla camminata veloce, e va in tali casi monitorata da specialisti, perché è pur sempre un’attività sportiva e, come tale, sottopone l’organismo a un certo stress che può risultare eccessivo per alcuni soggetti.
Non è jogging né corsa
Come già abbiamo detto, pur necessitando di un ritmo abbastanza sostenuto, è pur sempre camminata, quindi non è corsa e neppure jogging, la cosiddetta corsetta o trotto. Benché in questo ultimo caso il ritmo non è paragonabile a quello della corsa vera e propria e la cosiddetta fase di volo (in cui nessun piede poggia per terra) è quasi inesistente, comunque c’è, ed è questa fase di volo che distingue appunto la corsa dalla camminata, non la velocità.
E questa differenza è ciò che fa davvero la differenza (il bisticcio di parole è voluto) dal punto di vista cardiovascolare (il classico fiatone non è normalmente presente nella camminata sportiva) e anche osteoarticolare, perché ogni fase di volo prevede un momento di atterraggio, che va a sollecitare inevitabilmente le articolazioni di caviglie e ginocchia, come i dischi intervertebrali. Nella camminata sportiva, proprio in quanto camminata, non c’è nemmeno un istante in cui i piedi si trovano in aria contemporaneamente. Mai. Anche se infinitesimale, c’è l’appoggio bipodalico, il momento in cui entrambi i piedi poggiano per terra.
La camminata veloce viene consigliata da alcuni sportivi come allenamento propedeutico per riattivare l’organismo e prepararlo al jogging o al running, come recupero attivo fra un momento di corsa ed un altro o anche come riscaldamento iniziale e defaticamento finale. Ma, come abbiamo detto, è comunque una disciplina sportiva autonoma.
Non è marcia (né militare né sportiva)
Abbiamo finito di dire che nella camminata sportiva non si perde mai il contatto col terreno, il che potrebbe far pensare alla marcia, una vera e propria disciplina olimpionica. Che si tratti della marcia militare o di quella atletica, la nostra camminata è ben diversa. Pensiamo al passo militare, molto schematico e disciplinato da regole ben precise, forse uno dei movimenti più innaturali possibili, quasi robotico.
Anche la marcia sportiva, com’è noto, è codificata in dettaglio, fondamentalmente prevedendo il contatto continuo col terreno e il mantenimento esteso del ginocchio durante lo spostamento dell’appoggio da una gamba all’altra, con quel tipico movimento del bacino. Anche in questo caso il movimento non è propriamente naturale ma consente di raggiungere velocità elevate, superiori ai 10 km/h.
Non è trekking né escursionismo né pellegrinaggio
Il trekking o backpacking è una forma di turismo con lo zaino (backpack) in spalla, che prevede cammini di più giorni in sentieri di bosco o anche stradine di campagna. Il nome trekking è una parola boera e indicava le lunghe deportazioni cui vennero sottoposti gli abitanti del Sud Africa dai colonizzatori britannici. L’escursionismo o hiking prevede anch’esso percorsi di montagna ma col rientro in giornata. Lo scopo è di solito naturalistico e scientifico o anche turistico.
Qualcosa di molto simile è il wandern, che significa ‘vagare’, un’attività tradizionale del popolo tedesco e austriaco fino al Sudtirolo, che affonda le sue radici nella figura romantica del viandante (wanderer), colui che viaggia alla ricerca di se stesso, non sempre con una meta definita. Si collega ai pellegrini e ai clerici vagantes che attraversavano a piedi l’Europa, anche se in questo caso la meta è ben chiara e definita, e trova attualità con i nuovi pellegrini (laici o religiosi) e il Cammino di Santiago o le Vie francigene.
Come è evidente, in tutti questi casi non c’è una finalità propriamente sportiva né alcuna indicazione specifica sul passo da tenere, che molto probabilmente non sarà sostenuto e costante, ma variabile in base alle condizioni del terreno e al grado di stanchezza. Inoltre, in molti di questi casi si viene accompagnati da un bastone o dai classici bastoncini, che consentono di avere maggiore stabilità in terreni impervi, soprattutto nelle discese, come pure un gancio in più per le salite.
Non è nordic walking
Parlando di bastoncini si pensa subito ad un’altra disciplina, derivata direttamente dallo sci di fondo e diffusasi prevalentemente nei Paesi scandinavi, ma che sta riscontrando un discreto successo anche altrove, Italia compresa. Si tratta del nordic walking o pole walking, una disciplina che prevede un movimento a metà fra camminata e corsa, con una sorta di salti scivolati.
Accessori fondamentali sono due tipici bastoncini, che possono essere in legno, plastica, ma più spesso in alluminio o addirittura fibra di carbonio. Dato che ci si muove in pianura sono di lunghezza fissa, non necessitano di essere allungati in discesa e accorciati in salita come nell’escursionismo. La loro funzione non è tanto quella di dare maggiore stabilità quanto quella di consentire un passo più rapido e anche una mobilità maggiore della parte superiore del tronco: l’impugnatura morbida e la cinghia annessa consentono il tipico movimento fluido.
Qui lo scopo è senz’altro di fitness e wellness, dunque è il medesimo della camminata sportiva, ma cambia il tipo di passo e presuppone l’utilizzo dei bastoncini. Le braccia, che nella nostra camminata sportiva hanno principalmente un ruolo di compensazione dell’equilibrio e del movimento (si muovono naturalmente in maniera opposta rispetto alle gambe), nel nordic walking entrano in soccorso delle gambe per dare forza propulsiva.
Non è nordic hiking
Una disciplina sportiva del tutto nuova, che, come suggerisce il nome stesso, è a metà tra il nordic walking (con cui condivide l’uso attivo dei bastoncini e la finalità sportiva) e l’hiking (con cui condivide il piacere della montagna), è il nordic hiking. La differenza sta però proprio nel tipo di bastoncini, che tuttavia in questo caso devono essere curvi. Sono i bastoncini ricurvi N&Wcurve®, nati nel 2009 da un’intuizione di Fulvio Chiocchetti, originario del paese ladino di Moena (dove la tradizione del cammino fra le montagne è radicatissima), e sviluppati grazie alla collaborazione di fisiatri, posturologi, medici dello sport, ingegneri, fisici, atleti e, naturalmente, camminatori.
Se i bastoni diritti di solito spezzano il movimento o comunque costringono il walker ad adattarsi a essi, qui è esattamente il contrario. Sono concepiti per armonizzarsi il più possibile in maniera fluida con il movimento naturale del corpo e delle braccia, a cominciare proprio dai polsi (che avranno una inclinazione naturale), rispettando la biomeccanica del camminare umano.